La parola “sostenibilità” è sempre più spesso sotto i riflettori, e mentre a livello aziendale ci impegniamo per rendere i nostri processi, le nostre materie prime e i nostri spazi lavorativi quanto più ecosostenibili possibile, c’è un’area molto più ampia in cui possiamo operare tutti: quella delle nostre abitudini di consumo. Avete mai provato a utilizzare uno di quei calcolatori di impronta climatica che si possono facilmente trovare online? Prendono in considerazione il modo in cui ci spostiamo, come consumiamo energia, e anche le nostre abitudini alimentari. Ma perché? Secondo uno studio condotto dalla FAO, le emissioni globali del comparto zootecnico rappresentano il 14,5% di tutte le emissioni antropiche di gas serra, cioè una quantità superiore a quelle delle emissioni di tutte le auto, i velivoli, i camion e le navi messe insieme. Basterebbe questa percentuale per giustificare i molteplici appelli alla riduzione del nostro consumo di carne e latticini, ma emissioni a parte, dobbiamo affrontare un’altra verità profondamente collegata al settore zootecnico: la deforestazione. L’agricoltura animale è responsabile di almeno l’80% della deforestazione amazzonica. Senza parlare della quantità di acqua dolce richiesta per la filiera produttiva della carne: il 70% del consumo globale.
Cosa cambierebbe se ognuno di noi riducesse il proprio consumo di carne per l’equivalente di 1 burger a settimana? Possiamo fare un esempio: se l’Americano medio eliminasse appena 113 gr di manzo a settimana, circa un hamburger, eliminerebbe una quantità di emissioni pari a quelle che risparmieremmo se togliessimo 10 milioni di automobili dalla strada per un anno, ha affermato nel 2020 Sujatha Bergen, Responsabile delle Campagne sulla Salute del Natural Resources Defense Council. Significherebbe risparmiare 328 milioni di burger, circa 37 mila tonnellate di manzo, ogni settimana.
Che dire del gusto, però? Le alternative a carne e latticini si stanno davvero moltiplicando sul mercato, in particolare nei paesi più sviluppati. Ma quali sono le sfide in termini di gusto, odore, consistenza, modi e comportamenti in cottura, ecc.? La maggior parte dei consumatori che vogliono rendere più sostenibili le proprie scelte alimentari appartengono alla Generazione Z, secondo una recente indagine condotta da IBM Studios Milan, e mentre le generazioni più vecchie sono più interessate all’acquisto a km0 e alla riduzione degli sprechi, la Generazione Z è molto più attratta da ciò che è naturale, autentico e tracciabile.
Sviluppare aromi e colori per alternative a carne e latticini deve pertanto tenere in considerazione anche le necessità di etichettatura del prodotto finito: tutto ciò che è naturale, tracciabile e clean label giocherà un ruolo sempre più importante nelle decisioni d’acquisto. Ma deve avere un buon sapore: nessun consumatore è disposto a rinunciare al gusto in nome della salute (o dell’ambiente), indipendentemente da quanto siano importanti. Ecco perché il nostro panel di analisi sensoriale è un elemento fondamentale nello sviluppo della nostra gamma per le alternative a carne e latticini. Dai mascheranti della soia ai miglioratori di gusto, fino agli aromi naturali con specifiche note di formaggio; dagli aromi naturali pollo alle succose note midollo, noi di AromataGroup combiniamo la nostra competenza nel settore delle carni e dei latticini con un’attenta ricerca delle materie prime, un avanzato sviluppo di aromi e colori e un’esperta analisi sensoriale per offrire una linea completa di prodotti perfettamente adatti ad un mercato in continua crescita.