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L’ITALIAN STYLE È UN TREND CHE NON MUORE MAI

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Quando si parla di “stile italiano” nel mondo, il primo pensiero è quello della moda. Tuttavia, gli elementi che inconsciamente vengono associati allo stile nostrano sono quelli di creatività, competenza, lusso, tradizione artigiana e qualità nelle materie prime, che possiamo tranquillamente allargare ad altri ambiti, quali cibi e bevande. Perché è chiaro che ogni volta in cui pensiamo all’Italia, immediatamente ci vengono in mente i sapori della pizza, della pasta al pomodoro, dei salumi – a partire dal prosciutto di Parma e dal salame crudo -, dei formaggi, Parmigiano e mozzarella in primis. Ma non solo. Ogni regione, ogni provincia, ogni più piccolo paesino sperduto sulle Dolomiti ha associato un sapore: perché la tradizione italiana è, più di ogni altra, una tradizione di cultura anche enogastronomica.

Ecco dunque che se scandagliamo il database Innova che monitora i nuovi prodotti sul mercato, ne troviamo almeno 6.000 introdotti nel solo ultimo anno in tutti i paesi monitorati identificati come “Italian”: soprattutto pasta, certo, ma anche sughi, salse, condimenti, biscotti, piatti pronti, la metà dei quali con un posizionamento chiaramente salutistico e/o indulgence. Perché se pensiamo all’Italia pensiamo ad una ricca e fumante pizza mangiata rigorosamente con le mani sul lungomare di Napoli, o ad un cremoso gelato artigianale mentre passeggiamo per le vie intrise di storia di Roma, o anche ad un tagliere di mortadella e salame accompagnato da uno Spritz nella piazza centrale di Padova: viene quasi naturale associare luoghi e sapori.

Certo, il gusto “italiano” è interpretato in modo ben diverso quando viene proposto all’estero: come dimenticare l’aggiunta di panna alla carbonara, o l’uso della pancetta – magari affumicata – al posto del tradizionale guanciale? O l’ananas sulla pizza, che da anni fa inorridire i puristi? Oltre a questi esempi eclatanti, abbiamo variazioni più sottili. Prendiamo ad esempio il mercato britannico: i ristoranti in stile italiano e la pizza sono fra i più popolari del Regno Unito, tanto che una indagine di Statista del 2019 parla di 24,6 milioni di visite l’anno – cioè più di un abitante su tre frequenta ristoranti italiani almeno una volta l’anno. Una nostra indagine in Regno Unito ha rivelato altri aspetti di ciò che viene intrepretato come “italiano”, e l’elemento più eclatante è l’abbondanza di aglio in tutte le ricette. Lo troviamo nei ristoranti come nei piatti pronti in vendita al supermercato. La stessa cosa succede quando attraversiamo l’oceano: negli USA, complice anche il consistente flusso migratorio che in passato ha portato molto italiani verso il nuovo mondo, esiste tutto un filone di cucina “italo-americana”. I piatti di questo filone pescano a piene mani dalle tradizioni napoletane, calabresi e siciliane, naturalmente con re-interpretazioni e variazioni sul tema. Vogliamo parlare del ragù alla bolognese, preparato negli States con il macinato per hamburger? O della lasagna preparata, anziché con la béchamel, utilizzando la ricotta?

Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Ma c’è un evidente comune denominatore: l’italianità piace, l’italianità è gustosa, l’italianità ispira fiducia nei consumatori. Ed è uno degli asset più importanti di AromataGroup: la nostra divisione colori affonda le radici nella tradizione artigiana italiana dell’inizio del XX° secolo, e la nostra divisione aromi ed estratti ha oltre un secolo di esperienza nell’interpretare sollecitazioni ed esperienze di gusto del mercato italiano e tradurle in soluzioni aromatiche adatte ad ogni applicazione. Dalle bevande ai prodotti da forno, dalle carni lavorate ai ripieni per la pasta, la nostra “collezione italiana” è ricca, versatile, ma soprattutto autentica. A prova di assaggio.

Debora Falletta Brand & Communication Specialist
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